"La lavagna" - Foto Filippo Menardi |
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Per raccontare questa “piccola” storia devo cominciare dai ringraziamenti che solitamente si fanno sempre alla termine del racconto...bè un grande grazie va al mitico Michele Ossi, ci siamo ritrovati dopo un'po' di tempo per dare vita e per condividere ancora una volta un avventura che senza il suo supporto ed entusiasmo non sarebbe stata possibile! Grande Miguel!!
Penso
fosse attorno al 1987 ad avevo iniziato ad arrampicare da poco piu'
di due anni.
L'allenamento
consisteva in devastanti sedute al trave e nei mesi estivi in lunghe
giornate passate a fare quantità industriali di “traversi” da
una parte all'altra del “ Sasso di Colfiere“ nei pressi del lago
Ghedina.
Questa
falesia fu una delle prime con una connotazione sportiva
dell'arrampicata e dove ci si trovava spesso anche a discutere e
raccontare leggende arrampicatorie in un periodo in cui il mondo
della scalata era in pieno fermento e dove l'entusiasmo e la voglia
di cambiare le regole del gioco si respirava a pieno anche da queste
parti.
Ma
proprio dalla parte esposta a nord del sasso di Colfiere si poteva
scorgere uno scudo di roccia bellissimo, liscio e che si ergeva nella
parte alta del Col Drusciè poco piu' in alto da dove ci si spellava
le dita tutti i pomeriggi del doposcuola.
Ed è
proprio in uno di questi pomeriggi che preso dalla curiosità mi
avventuro alla ricerca del sentiero giusto per vedere da vicino quel pezzo di roccia così perfetto non senza conseguenze irrimediabili ai miei pantaloni
“THIN PINK”, vero must per l'arrampicatore fine anni ottanta, nell'attraversare arbusti e vegetazione di pino mugo per arrivare
alla base del masso.
Ci
arrivo trafelato, scorgo il masso dall' altezza di una quindicina di
metri scarsi; il panorama da lassu' era bellissimo e si poteva
scorgere tutta la valle d'Ampezzo fino agli inizi di San Vito di
Cadore; ma la cosa che mi impressiono' di più e fin da subito era il
fatto che mi sembrava effettivamente troppo liscio! Con la
preparazione e l'esperienza del tempo faticavo a scorgere qualche
appiglio tenibile ed una linea che si potesse scalare e così un 'po'
deluso mi rituffai in mezzo alle “tagliole” di pino mugo per
finire a puntino il lavoro sui miei pantaloni preferiti.
Dovranno
passare quasi vent'otto anni ed un pomeriggio di settembre che
passeggiando nei pressi del Col Drusciè, grazie anche ad un
avvicinamento decisamente più tranquillo, mi ritrovo nuovamente
sotto il masso ormai soprannominato negli anni “la lavagna”. La Visione a distanza di così tanto tempo e con un bagaglio di esperienza decisamernte diverso mi pare tutt'altra cosa..
Vedo
la possibilità di poter salire, sopratutto nella parte centrale, la
sua inclinazione e praticamente perfetta e la qualità della roccia
ottima!.
Passano
pochi giorni e grazie al fido compagno di vent'anni di scalata
Michele Ossi , trapano in spalla , nascono velocemente tre linee....
una piu' dura dell'altra!
Le
vie sono corte , intense, su piccoli appigli sopratutto tacche e
verticali e dove l'uso di piedi risulta importantissimo!
Solo
nel mese di un dicembre, quello scorso, climaticamente ottimo anche
da queste parti parto con l'intenzione di provare seriamente la via
più scalabile del masso ... quella centrale.Fatico non poco a trovare sequenze, posizioni e piccoli appoggi per i piedi così che le prime sedute di approccio sono un'po' difficoltose ed i tentativi frustranti ma via via che il tempo passa l'arrampicata diviene più fluida cosi come l'idea di poter salire finalmente “la lavagna”!
In
effetti provando e riprovando nel tempo pulisco e scorgo appigli ed
appoggi qua' e la' lungo la linea della via che riguardandola dal
basso sul suo sfondo nero sembra proprio una lavagna con alcuni
piccoli segni praticati con il gessetto bianco...
Tutto
fila liscio il primo febbraio di quest'anno in una giornata
eccezionalmente calda e dopo un percorso segnato da gioie e dolori, dove ogni piccolo dettaglio diventa importante per
la realizzazione di un nuovo proggeto che anche questa volta è stato
costellato da peripezie varie ma forse, proprio per questo, molto più
bello e coinvolgente!
Per
quanto riguarda la difficoltà od il "voto" in questa
pseudo "interrogazione alla lavagna" penso si possa
trattare di un solido 8c/c+ , ma mai come questa
volta, vista la scalata molto spesso in totale allungo con appigli
ed appoggi molto obbligati ed una conseguente difficoltà molto
legata dalla taglia di chi scala, sono stato così in difficoltà a
definire un grado per una itinerario.
Qualche giorno più tardi vengo a capo del secondo tiro chiodato dalla premiata ditta :"Attila". Un 8b+ con un interessante blocco d'entrata, che si puo' valutare attorno al 7c+ fb, per venti intensi movimenti senza soste fino al bordo sommitale del masso che non permettono distrazioni...!!
La strada è aperta e le lezioni continueranno anche nel prossimo futuro, l'importante sarà non finire dietro …..alla lavagna!
Un grazie ad Alessandro Fiori ed a Filippo Menardi per le bellissime foto ed a Paolo Specchier "Specchio" per le "magiche sicure"!
La strada è aperta e le lezioni continueranno anche nel prossimo futuro, l'importante sarà non finire dietro …..alla lavagna!
Un grazie ad Alessandro Fiori ed a Filippo Menardi per le bellissime foto ed a Paolo Specchier "Specchio" per le "magiche sicure"!
i tre dell'ave maria... |